Oggetto di interesse dell’Istituto è una particolare metodologia di approccio ai problemi comunicativi, progettuali e cognitivi connessi alla composizione, allo studio e alla didattica dei testi artistici.
Tale impostazione e metodologia tende a far individuare e utilizzare progettualmente:
- distinzioni tra ambiti che in genere vengono associati impropriamente,
- o, all’opposto, relazioni e interazioni tra ambiti che in genere vengono considerati distanti o addirittura irrelati.
Particolare attenzione è rivolta ai rapporti tra: la ricerca scientifica e la ricerca artistica, l’indagine e la progettazione, l’universo comunicativo e l’universo non comunicativo, le forme espressive e le forme narrative nella comunicazione artistica.
Le attività di ricerca, di formazione e di progettazione che l’Istituto svolge, hanno come riferimento i meccanismi - sovente impliciti e fin troppo spesso inconsapevoli - di costruzione, funzionamento e classificazione dei prodotti culturali e artistici. Questa impostazione porta infatti a riconoscere le costanti e le variabili dell’attività ideativa e dell’attività analitica; costanti e variabili che attraversano e in qualche modo prescindono da: i differenti contesti in cui i prodotti sono fruiti, i differenti usi/significati che storicamente e culturalmente sono loro assegnati, i materiali di cui sono fatti, gli strumenti tecnici con cui sono realizzati e, nel caso dei prodotti comunicativi, i valori ideologici che possono essere loro attribuiti.
Tutte le attività dell’Istituto Metacultura, sia che riguardino lo studio, la progettazione o la didattica, si svolgono su due livelli operativi, distinti fra loro eppure strettamente connessi e interagenti.
Il piano analitico e il piano progettuale.
Il primo consiste nell’esaminare e rappresentare il sistema di funzionamento di prodotti presi in considerazione, siano essi adibiti a funzioni comunicative o, invece, a funzioni non comunicative.
A questo livello si mette in atto un procedimento di «scomposizione» che, muovendo dal complesso al semplice tende a ricavare elementi e regole (criteri di indagine, meccanismi di funzionamento, parametri strutturali e funzionali) e modelli risultanti dalla loro correlazione.
Tale procedimento permette di rendere esplicite le soluzioni compositive inerenti ai prodotti, le quali consentono ai prodotti stessi di assolvere le funzioni per cui sono usati («per servire a»: funzioni extracomunicative; «per significare»: funzioni comunicative).
In questa prospettiva gli oggetti vengono considerati come combinazioni di elementi e come attualizzazioni di possibilità offerte dal controllo e dall'applicazione dei principi compositivi che via via si individuano nell’analisi degli oggetti stessi.
Ciò rende anche possibile confrontare e valutare, in base a criteri espliciti oggettivati e definiti, le scelte compiute e le alternative scartate (consapevolmente o meno) dagli autori, nonché le potenzialità (di lettura o di uso) lasciate aperte e pertinentizzate dai fruitori; possono così essere compresi i diversi criteri che governano tanto l'attività di progettazione quanto quella di interpretazione, di classificazione e uso degli stessi oggetti.
In questo modo non si indaga solo sui prodotti, ma, attraverso di essi, si indaga anche sui modi di indagare, classificare, confrontare, comporre, comunicare.
Questa impostazione potrebbe venire pertanto definita anche «strumentale», in un duplice senso:
- sia perché si interessa agli strumenti metodologici della conoscenza, della progettazione e della composizione,
- sia perché, in una prima fase, considera «strumentalmente» gli oggetti indagati, per ricavare principi e procedimenti la cui validità va ben al di là del singolo oggetto preso in esame. E' in questo senso che gli oggetti vengono considerati come attualizzazioni di un sistema di regole soggiacente.
Va però anche detto, complementarmente, che il considerare oggetti particolari e concreti consente non soltanto di affinare strumenti analitici e progettuali; consente anche di cogliere e apprezzare le qualità dei singoli progetti, proprio in quanto si acquisiscono via via strumenti adeguati per distinguere e valutare la loro complessità e raffinatezza (altrimenti neppure rilevabile in un contesto culturale ormai così condizionato dai problemi della quantità e della novità, al punto da sollecitare troppo spesso letture superficiali e omologazioni grossolane dei prodotti).
In questo modo, inoltre, è possibile far emergere le relazioni strutturali tra i prodotti, nonché le eredità di soluzioni e funzioni che essi possono sviluppare oppure semplicemente adottare.
L’individuazione dei meccanismi di funzionamento di un prodotto consente infatti di scoprire le relazioni di affinità che lo legano ad altri in base alla logica compositiva, ai principi di composizione degli elementi e alle funzioni assegnabili. Legami che possono essere individuati sia lungo l’asse diacronico della storia di tradizioni ed eredità culturali, sia lungo l’asse sincronico e pancronico della
forma compositiva dei prodotti stessi tra loro contemporanei o distanti nel tempo ma correlati logicamente attraverso di essa.
Va sottolineato che l’Istituto non coltiva un approccio storico-filologico nell’analisi dei prodotti (per esempio interessandosi ai dati biografici degli autori, alle loro «intenzioni» e ai contesti filosofico-ideologici) e neppure un approccio «settoriale» (per esempio assumendo distinzioni di «generi», contenuti, usi). L’attenzione prevalente va al «come è fatto» e al «come funziona» il prodotto, all’adeguatezza delle soluzioni rispetto alle funzioni che deve svolgere.
Il piano progettuale
Il secondo livello è quello più propriamente «progettuale e produttivo». Va anzitutto precisato che le cose dette per il livello analitico valgono anche per questo secondo livello, in quanto l’attività progettuale (anche e a maggiore ragione quella artistica) si fonda su un processo di indagine e di ricerca, pena la confusione, lo spontaneismo, la riproposizione meccanica e stereotipata di soluzioni già esistenti. Inoltre l’attività progettuale non può procedere in assenza di riferimenti: essi però possono essere adottati inconsapevolmente o sviluppati consapevolmente e persino esplicitamente
(in tal caso aggiungendo un livello metadiscorsivo sui rapporti tra il testo e i testi correlati ad esso). L’analisi e l’individuazione dei meccanismi di funzionamento di prodotti preesistenti è, in questa prospettiva, il fondamento per studiare meccanismi e soluzioni nuove.
Attraverso l’analisi di prodotti esistenti si possono individuare, confrontare e classificare elementi e regole di composizione.
Tali elementi e regole permettono a loro volta di elaborare modelli compositivi, che contengono, senza
esaurirsi in esse, le possibilità compositive osservate. Questi modelli, oltre a costituire strumenti per l’attività di analisi e di comparazione, svolgono un ruolo importante anche nell’attività progettuale. Essi infatti consentono:
1) di riconoscere e confrontare le affinità e le diversità non superficialmente rilevabili nei prodotti considerati,
2) di operare trasformazioni sui prodotti agendo in modo sistematico sulla variazione di alcuni elementi, fino a realizzare prodotti diversi da quelli d’origine,
3) di ipotizzare nuove combinazioni degli stessi elementi, che possano configurare progetti di nuovi prodotti.
L’attività progettuale può procedere prendendo in considerazione sia il livello delle «soluzioni» («come è fatto» il prodotto), sia quello delle «funzioni» («a cosa serve / che significa» il prodotto). Se gli elementi considerati sono delle «soluzioni», fissandone alcune come costanti e variandone altre si possono ricercare e scoprire nuove possibilità funzionali, nuove possibilità d’uso. Se sono invece delle «funzioni», sempre fissandone alcune come costanti e variandone altre, si possono ricercare e scoprire nuove soluzioni adeguate a svolgerle.