In genere un manuale di studio viene realizzato da uno o più docenti universitari come sussidio per gli utenti del proprio corso di studi, e i docenti, essendo già pagati per insegnare in aula, sono disposti in genere a soprassedere ad un compenso e persino ai diritti d'autore, accontentandosi di inserire la pubblicazione nel proprio curriculum. Inoltre la distribuzione dei manuali agli studenti delle scuole superiori oltre che dell'Univerità (fino ad oggi su consiglio delle stesse scuole) ripaga ampiamente gli editori e consente loro ampi margini di guadagno dopo aver sostenuto le spese per l'edizione e la distribuzione (spesso peraltro già coperte da finanziamenti pubblici per il progetto editoriale).
Il paradosso si raggiunge quando un insegnante che prepara dispense e lezioni all'interno dell'attività per cui è già pagato dall'Istituzione in cui insegna, trasforma le proprie lezioni in aula (o replicate davanti a un computer) e le proprie slide, arricchite con documenti di archivio, in lezioni audio video o multimediali podcast che fornisce a un'utenza più vasta come se fossero una novità e un salto verso l'istruzione e-learning nel mondo digitale. Nondimeno sono da segnalare le piattaforme elearning improvvisate da editori che, pur di mantenere il controllo della produzione dei libri di testo, offrono ora agli insegnati «nuovi strumenti» per fare didattica digitale: materiali di ricerca online, test interattivi per far esercitare studenti e verificarne l'apprendimento, che in ogni caso continua ad avvenire tramite i libri cartacei ma «arricchit»i di «bonus» multimediali online e di equivalenti digitali del libro da fruire su computer. In questi casi è evidente che si tratta del tentativo di «adattamento» dell'insegnante e dell'editore tradizionale a un mondo in cui non sanno come muoversi ma in cui tentano di sopravvivere, cambiando nomi e tecnologia, e sperando così di «riciclare» le cose che già fanno senza che i loro vecchi o nuovi utenti se ne accorgano.
Cominciano però ad essere molte le alternative al libro di testo, all'insegnante stesso, e ancor di più all'editore che vuole frapporsi tra lo studioso e/o l'insegnante e gli studenti offrendo pachetti formativi e didattici che gli studenti e le loro famiglie fino ad oggi sono stati costretti a comperare a caro prezzo. Tuttavia non sempre le alternative sono meglio delle soluzioni ormai consolidate. Senza dubbio il nuovo «mercato educational», che dovrebbe per definizione essere «non-profit», offre alcuni vantaggi, come la possibilità di utilizzare la rete, la banda larga e i formati digitali - tra cui epub e pdf - per distribuire contenuti digitali senza intermediari, riducendo i costi eccessivi di edizione e di distribuzione. Gli autori potrebbero sviluppare loro stessi edizioni perfettamente impaginate, reticolari, interattive, ipertestuali, e potrebbero pubblicarle online offrendole direttamente ai docenti e agli studenti a cui si rivolgono. E i fruitori di questi contenuti digitali potrebbero servirsi di un unico dispositivo, un semplice tablet o laptop, per apprendere, esercitarsi, condividere. Ma tra le possibilità e le eventualità che esse si attuino continua ad esserci di mezzo il mare degli interessi di chi specula sull'arretrateza culturale ed educativa del nostro Paese.
Sarebbe già un grande passo avanti se gli editori fossero caldamente invitati - dalle Scuole e magari dal Ministero della Pubblica Istruzione - a riconsiderare e convertire la loro offerta dal formato cartaceo a quello digitale, eliminando così le spese di stampa e di distribuzione materiale. In tal modo si dovrebbe avere una riduzione sostanziosa dei costi per le famiglie rispetto all'equivalente cartaceo. Ma temiamo che il guadagno degli editori si concentri soprattutto su questa parte del processo produttivo; e inoltre gli autori potrebbero giustamente avanzare maggiori richieste di diritti dal momento che il servizio offerto dai loro editori si ridurrebbe a quello di promuovere i nuovi titoli all'interno di collane già affermate. Un ulteriore passo, più azzardato ma oggi già possibile, sarebbe quello di inserire le offerte degli editori in un «servizio di fruizione illimitata» per l'educational, equivalente a quello commerciale di «Amazon unlimited» per i libri, o di Netflix Streaming per il cinema, o di Spotify e Google Streaming per la musica. Anziché appoggiarsi a servizi esistenti (che richiederebbero percentuali da parte dei grandi distributori digitali) si potrebbe persino creare un nuovo servizio pubblico di questo tipo, offrendo incentivi agli editori per rendere tutti i loro manuali fruibili online e dando così agli utenti finali - insegnanti e studenti - la possibilità di confrontare e scegliere le offerte formative e didattiche, e magari anche di utilizzare più manuali in una sorta di «iper-manuale composito» che integri diversi contentuti ricavati dalle diverse proposte editoriali.
Tutte queste possibilità offerte dall'educational online, che via via saranno rese disponibili da leggi europee che ne consentiranno la libera attuazione, non eliminano, ma anzi pongono con più forza, il problema della «qualità» dell'offerta. L'alternativa al manuale tradizionale analogico chiuso, settoriale e irrelato, e all'insegnante unico impreparato e iperspecializzato, non può essere il «libro fatto in casa o in classe» da autori ancor più impreparati, iperspecializzati e impossibilitati a condurre quelle ricerche che in genere precedono e supportano l'uscita di un serio manuale di studio. I nuovi strumenti di studio non devono essere «versioni elettroniche» dei libri di testo esistenti, con gli stessi limiti ben mascherati da bonus multimediali, ma non devono neppure essere alternative peggiori, magari basate sulla condivisione di esperienze tra insegnanti e su ricerche di studenti piuttosto che su una lunga tradizione di ricerche e studi da parte di equipe di scienziati esperti della materia e dei suoi correlati interdisciplinari. Non devono cioè essere dispense digitali elaborate in fretta attingendo da fonti di seconda mano, e compilando testi già essi divulgativi disponibili online.
Nel fare educational online noi vediamo la possibilità di lasciarci alle spalle non solo l'editoria tradizionale analogica ma anche quell'editoria digitale nata male per colpa di editori avidi, interessati solo a riciclare il proprio magazzino; e vediamo anche la possibilità di superare non solo la formazione e didattica in aula con un insegnante che si è specializzato su un libro e su un autore e costringe i propri studenti a ripetere le sue vane ricerche pubblicate per fare curriculum, ma anche quella finta formazione e didattica online che offre - proprio grazie a un uso spregiudiacto del corso online - ulteriori facilitazioni per chi voglia acquisire un titolo piuttosto che competenze.
La Scuola di Base ha ancora bisogno di insegnanti che stabiliscano con i propri allievi un rapporto di fiducia, quasi familiare, per poter insegnare loro «come» affrontare lo studio: non come una sorta di punizione ma come un piacere; il piacere di imparare a ricavare ed elaborare informazioni raccogliendo stimoli e soddisfacendo quella curiosità che altrimenti i ragazzi potrebbero perdere, anziché incrementare, proprio grazie alla scuola. Perciò occorrono insegnanti ancor più preparati, che siano supportati da nuovi strumenti per fare meglio quello che già in parte fanno.
La Scuola Superiore e l'Università hanno invece bisogno di sostituire i limiti dell'insegnante che conosce poco e male persino la propria materia (e tutto quello che studiosi nel mondo e nel tempo hanno elaborato su di essa), con una «comunità scientifica di studiosi virtualmente a disposizone dello studente» e con una «comuntà di artisti - anch'essi virtuali - disposti a prenderlo a bottega» per insegnargli un antico mestiere; per questo occorre non «un» insegnante e non «un» libro ma una molteplicità di maestri e una molteplicità di fonti attendibili da cui apprendere «competenze» esplorandone le «correlazioni».

Tutto questo si complica ulteriormente quando si parla di strumenti di studio in ambito umanistico.
Mentre il mondo accademico ormai umanista solo di nome sceglie di trattare i testi (per incompetenza o per ideologia) dai soli punti di vista storico e sociologico, il nsotro Istituto continua a trattare i testi dal punto di vista compositivo e interdisciplinare.
Così mentre negli ambiti accademici gli studenti imparano solo a ricostruire la genesi di un'opera o si domandano cosa pensano o cosa pensavano gli spettatori e i fruitori dei testi, l'istituto si occupa invece dei meccanismi di funzionamento dei testi, dei principi di narrazione e composizione insiti in essi, e di cosa pensano gli autori che li hanno creati. E mentre storici e sociologi si interrogano su cosa c'è «dietro» e «intorno» ai testi, noi ci preoccupiamo di scoprire e di insegnare cosa c'è «dentro» i testi, di cosa sono fatti.

L'istituto si occupa infatti di trasformare archivi inerti di grandi autori, normalmente di interesse solo per studiosi del settore e per studenti che hanno bisogno di avvalorare le loro tesi con qualche citazione, l'istituto invece trasforma tali archivi da oggetti di studio in strumenti di studio delle competenze con cui gli autori dei documenti in essi raccolti hanno creato i loro capolavori. In questa prospettiva, riorganizzando reticolarmente tali risorse, e scoprendo legami intra- e inter- testuali in base a principi di composizione inerenti ad essi, creiamo manuali di studio innovativi che poggiano su un giacimento di risorse a cui applicare e da cui ricavare gli strumenti che via via si apprendono. Navigando tra i testi e apprendendo quali principi consentono di correlarli tra loro, da un lato aiutiamo gli utenti a scoprire nuovi punti di vista per osservare gli oggetti che già si conoscono, da un altro li aiutiamoa scoprire nuovi oggetti da osservare e confrontare con i punti di vista scoperti e acquisiti.

In altre parole noi creiamo ambienti di studio «reticolari» in cui è possibile ampliare insieme le proprie «competenze» e «conoscenze». Manuali e antologie, strumenti e oggetti di studio, vengono correlati da molteplici prospettive in un sistema integrato che si espande via via che l'utente cresce. Questa particolarità consente di «saltare» ciò che si conosce già, di decidere da quali presupposti partire e dove fermarsi, cioè quale livello di pertinenza assumere. Mentre un oggetto di studio concepito come un data-base di risorse da esplorare va bene - solo - a chi sa già cosa cercare, un sistema di studio reticolare va meglio per chi non sa già cosa cercare e vuole scoprire nuovi interessi via via che esplora correlazioni tra testi di uno stimolante universo conoscitivo. Per chi non ama già la lirica o per chi non presume di conoscere già tutto o di possedere già una quantità di strumenti tali da consentirgli di cogliere tutta la complessità di un'opera d'arte, questo tipo di strumenti offre una nuova prospettiva formativa e didattica. Nessuno mai da solo potrebbe trovare tante risorse, avere il tempo e il denaro per viaggiare e ricercare e studiare e seguire tutte le correlazioni che i nostri studiosi, dotati di adeguati strumenti metodologici e tecnologici, ricercano, scoprono e raccontano.

Per ognuno di questi titoli l'istituto investe in formazione dei propri studiosi, ricerca di risorse rare, digitalizzazione, editing, restauro digitale, memorizzazione, classificazione, conversione, studio comparato delle risorse, progettazione, narrazione, impaginazione. E oltre a questo l' Istituto investe nell'acquisizione e nello studio di nuove risorse tecnologiche per creare, conservare, mettere on-line tali risorse editoriali e renderle disponibili ai propri studiosi.

Chiunque voglia collaborare con l'istituto deve possedere una buona formazione umanistica di base, anche se settoriale ma multi disciplinare, e soprattutto una conoscenza di testi classici. Deve mostrare interesse ad acquisire competenze metodologiche scientifiche, cognitive, antropologiche, semiologiche, epistemologiche, logiche. Deve possedere la curiosità e l'umiltà necessari per continuare ad apprendere; deve investire diversi anni per incrementare la propria formazione seguto dall'istituto che a sua volta investe su di lui seguendolo personalmente. Deve collaborare allo sviluppo di sussidi seguendo e supportando l'attività degli attuali autori studiosi dell'Istituto.

Chiunque voglia sostenere l'istituto può dare contributi alla realizzazione di nuovi titoli e avere in cambio la possibilità di fruire di titoli sviluppati e di poter seguire come fruitore le iniziative dell'Istituto. Soprattutto scuole teatri e singoli educatori possono ricevere i nostri servizi didattici informativi e il diritto d'uso dei nostri sussidi offrendo un contributo alle spese di produzione dei nuovi Sistemi che in tal modo si aggiungeranno a quelli che potranno fruire.