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Il progetto
Un viaggio esplorativo tra i primi cartoni animati musicali di Walt Disney dedicati a Mickey Mouse
Chi di voi potrebbe mai pensare a Walt Disney senza collegare il suo nome a quello di Mickey Mouse? I due, infatti, raggiunsero il grande successo insieme, nel 1928, con la presentazione del primo cortometraggio musicale animato (Steamboat Willie), che Disney riuscì a far abbinare, per la proiezione in sala, a un lungometraggio semi-parlato - il film Gang War di Bert Glennon - che, a differenza del breve straordinario cartone animato che lo precedeva, fu dimenticato in breve tempo tanto dal pubblico quanto dalla stampa. Il cartone disneyano, invece, diede inizio a una «serie» di storie animate - Mickey Mouse Sound Cartoons - dedicata al sempre più famoso topo antropomorfo; la serie ebbe un tale successo da indurre persino il grande Charlie Chaplin a richiedere che il suo capolavoro City Lights fosse preceduto, nelle proiezioni in sala, da un cortometraggio di Walt Disney.
Prima di questa serie di cortometraggi animati Walt Disney aveva già sperimentato la possibilità di realizzare brevi cortometraggi di animazione ispirati alle fiabe del focolare (Laugh-O-Grams); quindi aveva realizzato una serie - le Alice comedies - in cui un personaggio interpretato da una giovanissima attrice interagiva con buffi personaggi disegnati e animati; e infine aveva registrato un istruttivo imprevisto scacco quando il suo personaggio Oswald the Lucky Rabbit, e la serie omonima all'apice del successo, gli venivano sottratti dalla sua casa di produzione.
Quello scacco convinse Disney a divenire produttore di se stesso
(oggi si direbbe un «autore indipendente»), e - con un personaggio che poteva essere considerato una trasformazione di Oswald - si riprese la leadership nel settore dell'animazione cinematografica - di qui in poi anche musicale - che nessuno gli avrebbe più tolto fino alla sua morte.
E' proprio a questo punto che Walt Disney, dopo un periodo di sperimentazione e di formazione con risultati già eccellenti, investendo tutte le sue risorse nei cartoni musicali basati sul personaggio di Mickey Mouse (i Mickey Mouse Sound Cartoon, la cui distribuzione ebbe inizio nel 1928 con Steamboat Willie) cominciò a tessere quell'opera monumentale e immortale i cui insegnamenti costituiscono un prezioso bagaglio metodologico per chiunque voglia cimentarsi a fare e a capire come funziona un racconto - non solo animato - per immagini e suoni.
Proprio grazie ai risultati di questa serie, Walt Disney si sentì tanto sicuro del suo progetto da tentare la strada delle Silly Symphonies (aperte nel 1929 con The Skeleton Dance) e poi di quelle vere e proprie «sinfonie animate» costituite dagli ancor più impegnativi (sul piano economico, perché su quello concettuale e artistico le Silly Symphonies non sono da meno) lungometraggi di animazione, a partire dal 1937 con Biancaneve e i sette nani (Snow White and the Seven Dwarfs); film che recuperano, oltre l'esperienza di aver animato e musicato le serie Mickey Mouse e Silly Symphonies, anche quella di aver animato le favole e fiabe classiche con le prime produzioni Laugh-O-Grams.
Ma torniamo ai Mickey Mouse Sound Cartoon, che vogliamo proporvi come «passepartout» per entrare nella« bottega Disney», per scoprire cioè alcune di quelle regole fondamentali che per gli inesperti costituiscono "l'inesplicabile segreto Disney", il "tocco inimitabile", il "miracolo irripetibile", e altre baggianate che non danno il giusto merito a chi ha saputo portare nel cinema la medesima complessità, raffinatezza, ricerca artistica dei lavori dei più grandi autori (compositori, librettisti, direttori e registi) del teatro musicale. La disarmante verità è che dopo Disney molti hanno tentato di imitare il maestro senza apprenderne la lezione metodologica, senza impadronirsi delle medesime regole, senza andare a bottega da lui o dai suoi fidati collaboratori. Oggi in molti cercano di applicare, riduttivamente, alcune delle regole che sono riusciti a identificare nei cartoni classici Disney: comprendendo che un progetto Disney richiedeva una lunga gestazione e un grande investimento di cervelli, di tempo, e di denaro, essi preferiscono ripetere meccanicamente stereotipi mascherati da novità, offrendo al pubblico la quantità dei prodotti al posto della qualità. Un esempio: considerate i pochi (solo tre) cartoni animati dedicati da Disney al personaggio Winnie the Pooh - ispirati ai tre racconti (soltanto!) scritti da Alan Alexander Milne e illustrati da Ernest Howard Shepard sulle avventure dell'ingenuo orsetto di pezza - e confrontate quindi la qualità di quelle soluzioni con le ripetitive soluzioni stereotipate adottate dalla «Disney dopo Disney» per realizzare i tantissimi cartoni animati dedicati al medesimo personaggio, sufficienti a riempire il palinsesto televisivo pomeridiano quotidiano della televisione per ragazzi. E' evidente che la scelta quantitativa sia stata fatta non solo per incapacità ma anche per scelta: la scelta di non proseguire lungo la strada qualitativa avviata da Walt Disney, che credeva, come ogni autore classico, che un investimento fatto sulla qualità di un prodotto lo avrebbe reso tale da essere riproponibile alle nuove generazione di ogni tempo e luogo, e quindi veicolo di nuovi successi e di guadagni assicurati, ma nel tempo.
I Mickey Mouse Sound Cartoons non sono invecchiati così come non invecchia Snow White and the Seven Dwarfs, non solo perché nessun altro cartone animato adotta la medesima ricchezza di regole universali e utilizza soluzioni tanto sofisticate, ma anche perché, grazie ad esse, i cartoni animati musicali di Walt Disney riescono sempre ad appassionare, a divertire e a rimanere impressi nella mente e nel cuore di ogni fruitore piccolo o grande che abbia la fortuna di vederli.
Con questo breve percorso, prendendo in esame tre dei cartoni animati musicali della serie
Mickey Mouse Sound Cartoons, abbiamo voluto offrirvi la possibilità di ragionare, voi stessi e insieme ai vostri allievi, sulle regole assunte e sulle soluzioni elaborate da Walt Disney e dai suoi collaboratori per creare piccoli capolavori che, con pochi mezzi, e soluzioni tecnologiche limitate, ottengono risultati straordinari, raggiungendo la complessità di prodotti artistici che rappresentano nel loro piccolo - «isomorficamente» - l'intero universo ideativo di Walt Disney.
In ognuno di questi cartoni animati potete infatti identificare un buon numero di quelle regole e soluzioni narrative e compositive con cui potrete esaminare, efficacemente, ogni altro lavoro di questo autore e della sua bottega. In altre parole: lo studio di un singolo «particolare» progetto disneyano consente di «ricavare» quegli elementi e quelle regole di carattere «generale» che vi occorrono per poterli «applicare» nello studio di ogni altro progetto di questo grande autore e muovervi con competenza nel suo labirinto narrativo.