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Presupposti

Alcune idee guida per contribuire a definire nuove ed efficaci strategie di politica culturale e educativa che possano ispirare progetti innovativi, concepiti per dare un contributo alla ripresa economica e culturale del paese

Abbiamo raccolto in questi presupposti alcune delle questioni e delle idee innovative che stimolano i nostri studi e ispirano i nuovi servizi che offriremo attraverso il Sito/Scuola agli utenti, con l'aiuto dei nostri partner e sostenitori.
Con queste riflessioni intendiamo definire strategie che possano da un lato evitare che si mantenga il nefasto assistenzialismo alla casta intellettuale creata dalla cattiva politica, e da un altro contribuire - con proposte di politica culturale ed educativa virtuosa - alla ripresa del nostro paese nell'unico campo che per secoli gli ha conferito un primato nel mondo: quello umanistico, in cui arte, scienza e educazione potrebbero tornare a svilupparsi in armonia, ricucendo lo strappo con la tradizione umanistica ignorata ormai da circa un secolo. Tra le condizioni necessarie perché questo avvenga occorre tornare a formare nuovi artisti e scienziati (anziché cercare o inventare presunti talenti) per poter sperare di ricominciare - prima possibile - a insegnare al mondo «come» si creano quei capolavori immortali di cui il nostro paese è ancora ricco, nonostante - paradossalmente - sia diventato  povero di soggetti capaci di crearli e di insegnare a crearli. 
Questa premessa, costituisce dunque il presupposto esplicito dei nostri progetti, in quanto ispirati da questi ideali.

 

A) Il futuro degli strumenti di studio, a tutti i livelli: dalla scuola di base all'istruzione professionale.


Come si possono creare nuovi strumenti di studio, adatti per apprendere e per insegnare «come» fare seriamente arte e scienza, dopo aver perso il legame con la tradizione umanistica, dopo che sono scomparsi da tempo i maestri in grado di tramandare i loro preziosi insegnamenti metodologici, e dopo circa un secolo di «felice» oblio riguardo a ciò che ha dato al nostro paese una fama, ormai immeritata, proprio nell’arte e nella scienza?
Non basta certamente affidarsi alla diffusione della rete internet e dei dispositivi mobili; dopo la diffusione di massa di telecamere e computer, ora anche l’accesso alla rete e l’offerta di dispositivi mobili a basso costo sembrano altrettante illusioni che una sorta di democrazia tecnologica possa incidere positivamente sul grave stato di subalternità e colonizzazione culturale raggiunto dal nostro paese. Ma non sarà una maggiore disponibilità tecnologica o un surplus di comunicazione tra utenti a risolvere il problema.
Pensiamo di aver fatto passi avanti, nella scuola, con l’adozione dell’«e-book», ma le innovazioni che esso porta con sé - dopo più di venti anni di esperimenti che sembrano stati prodotti solo per frenare e non per promuovere l’«editoria elettronica» - sono ancora solo di tipo pratico; non c’è traccia del sospirato “valore aggiunto” dal punto di vista didattico; l’e-book riduce il peso degli zaini, i costi per studenti e famiglie, espande la versione digitale di un libro analogico, arricchendola con commenti critici e consentendo di annotarlo online (esistono peraltro già le «edizioni scolastiche» cartacee, dotate di apparato critico e spazi per annotazioni), ma non sarà grazie a queste facilitazioni che i docenti diventeranno più competenti e più capaci di appassionare i loro studenti; non sarà a causa della possibilità di fruire un maggior numero di testi a basso costo che gli studenti, potenziali autori, riscopriranno il piacere della lettura, della scrittura, della narrazione, dell’arte e della scienza.
Per tentare di invertire la tendenza che ha ridotto il nostro paese nelle condizioni di mero consumatore, importatore persino di spazzatura culturale di massa, bisogna dotare il mondo educational di ausili, davvero rivoluzionari, in grado di potenziare il servizio offerto dalle istituzioni culturali e educative per la formazione di base e professionale, per l'educazione permanente, per la formazione del pubblico e degli autori nei settori dello spettacolo e delle arti classiche. Occorrono nuovi sistemi di apprendimento che, collegando tra loro reticolarmente una pluralità di testi - apparentemente distanti tra loro - in base ai principi di narrazione e composizione tra loro condivisi, favoriscano l’esplorazione delle correlazioni tra i capolavori artistici di ogni tempo, luogo, e forma mediale, stimolando la scoperta di nuovi testi e al contempo incentivando lo studio scientifico degli stessi principi assunti come criteri di correlazione.
Noi proponiamo quindi di investire su un nuovo tipo di strumenti di studio (Sistemi Reticolari E-Learning), rivolti al mondo educational e concepiti per offrire una innovativa formazione in campo umanistico, dall’istruzione di base e dall’educazione permanente fino alla formazione universitaria e alla specializzazione professionale: strumenti per aiutare gli insegnanti a fare una didattica interdisciplinare basata sullo sviluppo di «competenze» cognitive ed elaborative oltre che sull'acquisizione di «conoscenze»; strumenti per consentire agli aspiranti neoumanisti di riappropriarsi delle «capacità di fare arte con la scienza e di parlare di scienza con l'arte»; strumenti per fornire anche al cittadino interessato - così come al professionista - le abilità necessarie per «orientarsi», per creare e per cooperare nel mondo dell'informazione nell'era digitale. Un passo ben più in là degli slogan “internet per tutti, un tablet per tutti, divulgazione per tutti”. 
I sistemi innovativi di studio di cui parliamo, che l'Istituto MetaCultura è riuscito a mettere a punto in oltre trenta anni di ricerca metodologica e di sperimentazione sul territorio, prendono in esame proprio la «logica di funzionamento» dei «capolavori artistici» - testi creati con ingegno scientifico da autori che hanno saputo renderli immortali - e trasformano questi ultimi, da oggetti ricchi e complessi ma non valorizzati, in sofisticati «strumenti per apprendere le medesime competenze di coloro che li hanno concepiti».
Grazie a questi sistemi, ogni capolavoro del nostro patrimonio artistico potrà diventare una bottega virtuale per «comprendere» e «apprendere» i complessi meccanismi scientifici che lo fanno funzionare, da secoli, come sistema per conservare e tramandare gli ideali di una Civiltà, e come ispiratore di nuovi progetti.
L'Istituto ha identificato, in oltre decenni di studi sui testi classici, una quantità di «principi universali di narrazione e composizione» presenti in tutti i capolavori artistici presi in esame; proprio in base a tali principi è diventato possibile, oggi, riconoscere la «rete di correlazioni tra le parti di una stessa opera e tra più opere»; di conseguenza, un utente adeguatamente formato attraverso l'impiego quotidiano dei nuovi strumenti di studio, potrebbe imparare a «navigare» in modo intelligente tra «testi classici di ogni tempo e luogo» utilizzando come «criteri di correlazione» i «principi condivisi» dai testi; potrebbe scoprire e inseguire con curiosità le «correlazioni» sia interne che esterne ad essi, e al contempo acquisire con metodo i principi (narrativi e compositivi) utilizzati nei viaggi come «criteri di correlazione» (intra e inter testuale).
Solo in questa nuova prospettiva, servendosi anche dei più comuni dispositivi tecnologici a propria disposizione - un tablet o un personal computer, e un semplice browser come Safari, Chrome, Explorer, necessario per accedere ai sistemi in quanto fruibili completamente online - l'utente potrebbe progressivamente arricchire il proprio bagaglio sia di conoscenze sia di competenze - analitiche e progettuali - coltivando nuovi interessi e impreviste passioni collegate a quelle che già possiede. 
Così, anziché ridurre, con la «divulgazione», la complessità degli oggetti di studio per renderli falsamente comprensibili e illusoriamente padroneggiabili, questi nuovi sistemi di studio - che sfruttano le più sofisticate soluzioni tecnologiche oggi disponibili, e  le potenzialità sottoutilizzate della rete internet -  sono concepiti per far crescere gli aspiranti neoumanisti che li utilizzeranno (sia per la propria formazione che per svolgere attività educative e culturali), insegnando loro a padroneggiare gradualmente la complessità dell'arte e della scienza in veste di autori, studiosi e insegnanti.
Grazie a una «piattaforma e-learning» studiata appositamente dallo stesso Istituto per la «fruizione reticolare», sarà possibile, fin da quest'anno, consentire a un numero crescente di utenti di accedere ai primi sistemi fruibili interamente online. L’Istituto ha acquisito sia tecnologia sia la banda larga necessaria tanto alla «connessione simultanea» degli utenti, quanto allo «streaming» delle innumerevoli risorse multimediali. In questo modo gli utenti potranno sia «formarsi» sia «fare didattica» semplicemente collegandosi tramite il proprio computer (o dispositivo mobile), ed eventualmente visualizzando la navigazione (per i propri studenti) su LIM o grandi schermi.  

B) Il futuro del nostro patrimonio artistico.


Come può la ricchezza artistica ereditata dal passato produrre nuova ricchezza per il futuro? Come si può evitare che gli Italiani finiscano per dimenticare del tutto il valore materiale e spirituale del proprio patrimonio artistico e lo sviliscano affittandolo come «location» per operazioni più o meno spregiudicate di «economia della cultura», ritenendo che quello sia l’unico modo con cui farlo «fruttare»?
Evidentemente non basta la semplice «tutela» del patrimonio artistico, non basta restaurarlo, conservarlo e trasformarlo in una pittoresca «scenografia» 3D per turisti e spettatori cinematografici. Occorre andare oltre l’«adozione» di un monumento, l’organizzazione di un «festival promozionale», la riconversione di un luogo d’arte a fondale esotico per «vacanze colte».
Occorre piuttosto «resuscitare» i veri autori e maestri, artisti scienziati e didatti, e metterli in grado di tornare a insegnarci, anche a distanza di tempo, in nuove «botteghe umanistiche» digitali, quel «know how» con cui hanno creato capolavori immortali ammirati in tutto il modo e divenuti patrimonio dell’umanità.
Occorre inoltre trasmettere quel «know how» alle nuove generazioni affinché ulteriori nuovi capolavori possano arricchire il nostro patrimonio italiano ed europeo.
Infine, in queste nuove «botteghe», aspiranti neoumanisti provenienti da tutto il mondo potranno apprendere quel «know how» inimitabile che ci rende ancora famosi e invidiati ... per il nostro passato.
Al momento, per gli Italiani, la «tradizione umanistica» appare paradossalmente come un insieme di «resti di una civiltà lontana ed estranea», artefice di opere straordinarie che non sappiamo più comprendere, né sapremmo ri-fare, ma che possiamo ancora ammirare, qualche volta, con ingenua nostalgia, come turisti nella nostra stessa patria.
Noi proponiamo dunque di recuperare e sviluppare l’eredità culturale di cui immeritatamente disponiamo, e a tale scopo riteniamo utile investire su un nuovo modo di riscoprire e valorizzare il patrimonio artistico italiano ed europeo, non sfruttando indegnamente luoghi e oggetti d'arte e mettendoli a disposizione di chi paga (a discapito del cittadino «normale» escluso dalla fruizione di beni che dovrebbero essere di tutti), ma assumendo i grandi artisti del passato come «tutor virtuali» degli umanisti del futuro, ai quali potranno insegnare nuovamente «come» hanno creato - e «come» è possibile ancora creare - opere in grado di superare ogni confine di spazio e di tempo. 
Attraverso le «botteghe digitali» la più sofisticata tecnologia digitale si unirà alla più raffinata metodologia scientifica e alle più preziose risorse artistiche per creare «valore aggiunto» ai capolavori della nostra tradizione: il valore, cioè, di quelle «correlazioni implicite» tra di essi, che possono essere stabilite identificando i «principi di narrazione e composizione» con cui sono sono stati ideati.
In questo modo anche il “Grand Tour” (quel pellegrinaggio verso le città d’arte che per secoli ha portato in Italia grandi artisti e scrittori come Goethe, Stendhal, Voltaire, Montaigne, James) potrebbe riprendere vita, anche in forma digitale, attraverso un sistema di orientamento e di avvicinamento alla tradizione umanistica con cui il nuovo viaggiatore italiano o straniero potrebbe tornare a studiare l’Italia e l’Europa, percorrendola secondo una «mappa di tesori altrimenti invisibili», e trattandola con rispetto, come un prezioso «manuale a cielo aperto» da consultare per crearne di nuovi.

C) Il futuro delle professioni umanistiche.


Come si può evitare che i nostri nipoti finiscano disoccupati o a questuare un lavoro finto e assistenziale in un «esamificio» che dispensa titoli, o in un giornale senza lettori che viene tuttavia finanziato per mantenere chi vi lavora? Come si può ridare una speranza - a chi per accidente ama l’arte e vuole studiarla - di poter apprendere una professione dignitosa e addirittura di poter concorrere alla ripresa del nostro Paese? Come si potrà dargli una preparazione per metterlo in grado di creare i nuovi strumenti di studio del futuro, di contribuire a valorizzare il patrimonio artistico, e di adoperarsi per promuovere la ripubblicazione e la distribuzione di quei testi classici della nostra tradizione che rischiano di essere dimenticati insieme ai nuovi prodotti stagionali?
Al tempo del regista francese François Truffaut tutti avevano come «secondo mestiere» quello di «critico cinematografico»; ora il secondo mestiere è diventato quello di «autore di cortometraggi». Ma non basta la diffusione di smartphone e videocamere tascabili a basso costo a rendere, paradossalmente, tutti artisti; così come non basta dare a tutti la possibilità di aprire un blog e diventare blogger per rendere tutti grandi scrittori. C’è ancora una sostanziale differenza tra «scrivere» e «scrivere in forma artistica», tra «filmare» e «fare uno di quei film che potrebbe entrare a far parte dei tesori della nostra Civiltà», accanto alle opere di Leon Battista Alberti, di Mantegna, di Boccaccio, di Goldoni, di Rossini.
Oggi non basta più battersi perché vengano garantiti posti di lavoro nel campo dell’Istruzione e dei beni Culturali, ambiti sempre penalizzati dai tagli ai finanziamenti per l’Educazione e la Cultura. Occorre domandarsi come mai la preparazione attuale, fornita e certificata a caro prezzo dagli stessi Enti che dovrebbero assumere i laureati e specializzati, li renda tanto facilmente ricattabili, eliminabili o sostituibili. Occorrerebbe chiederselo prima di entrare a far parte di una macchina educativa e culturale che alimenta, anziché combattere, l’illusione di poter fare - e insegnare a fare - facilmente, arte e scienza. Osservando la moltiplicazione di pseudo corsi universitari e postuniversitari che riescono ad applicare le parole “arte” e “scienza” a qualunque attività umana, dovrebbe essere ormai chiaro che queste parole sono usate impropriamente per legittimare operazioni che sono l’antitesi dell’arte e della scienza. E quindi ci si dovrebbe chiedere come si possano ancora esercitare seriamente professioni umanistiche entro un sistema che, nel formare i suoi professionisti e nel fornire servizi al pubblico, non si preoccupa di far apprendere i preziosi insegnamenti metodologici insiti in ogni scoperta, invenzione e opera d’arte, che ormai, pur facendo parte del nostro mondo, appare come un’affascinante inesplicabile «scatola nera». Nel nebuloso mondo del «contemporaneo», a cui l’attuale sistema educativo sembra voler «preparare» i potenziali autori, studiosi e insegnanti del futuro, la «competenza» è palesemente mortificata, sostituita dall’«opportunità» di entrare a far parte - per amicizia o per compravendita politica - del demenziale ma insospettabilmente remunerativo gioco della «dissacrazione», derisione e demolizione di ogni traccia di arte e di scienza; un gioco molto costoso, che sotto forma di festival della sperimentazione, installazioni trash e provocatorie performance, prosciuga i fondi pubblici. Chiunque non sia troppo ingenuo, ha ormai capito che l’occupazione in questo settore è diventata la via più semplice e legale con cui sono mantenuti quei privilegiati che per diritto non devono faticare né a studiare né a dimostrare di saper fare qualcosa; e che per di più, con le loro scandalose «sperimentazioni» finanziate dallo Stato, creano l’illusione, nel pubblico, di poter facilmente avere accesso ai medesimi privilegi, percorrendo la via «facile» della preparazione al «contemporaneo» attraverso scuole e talent show che lucrano sfruttando questa illusione.
Con tale consapevolezza occorre combattere l'assistenzialismo e il protezionismo con cui si legittimano operazioni che si esauriscono in una stagione, sperperando denaro pubblico, imbruttendo le nostre città, regalando ai cittadini lo squallore in luogo della bellezza, e trasformando magicamente l’incompetenza in un nuovo linguaggio artistico.
Occorre invece cominciare a pensare a come formare una o più nuove figure professionali che ridiano lustro al settore umanistico: anzitutto un neoumanista digitale, studioso, narratore, enciclopedista e insegnante, capace di contribuire a tessere l’innovativa e promettente rete delle correlazioni tra i classici di ogni tempo e luogo, necessaria per poter apprendere e far apprendere gli insegnamenti metodologici insiti in essi.
La nostra proposta formativa si colloca con fiducia in questo quadro, con l’intenzione di rilanciare il lavoro proprio nel settore più strategico e oggi più depresso nel nostro paese.
Noi proponiamo di investire su nuove professioni umanistiche che ridiano una prospettiva di lavoro ai nostri figli e nipoti, i quali potranno così diventare i nuovi depositari e maestri delle straordinarie e immortali competenze insite nei capolavori della tradizione umanistica che ancora resistono all’incuria degli uomini e ai disastri della Storia. Offrendo un percorso virtuoso di crescita fino alla specializzazione e al perfezionamento  postlaurea, potremmo insegnare come valorizzare il nostro patrimonio, formando non ulteriori e inutili «economisti della cultura», ma «esperti tessitori della rete dei principi scientifici che collegano tra loro i progetti e le ricerche dei grandi umanisti»: quei principi di narrazione e composizione condivisi da ogni opera che è diventata un classico, ispiratore implicito o esplicito di opere contemporanee che ne imitano male - inconsapevolmente e perciò riduttivamente - la complessa architettura. Questi «iper-autori» contribuiranno a creare i nuovi strumenti di studio, indicati nel punto A), con cui il nostro paese potrà riacquistare una posizione prestigiosa ed esemplare nel mondo globalizzato, «conquistando» nuovi utenti, nuovi sostenitori e partner non con la violenza o l'ideologia ma con la scienza e l'arte dei nostri avi: quel sapere universale che ridarà all'Europa il carattere di «Comunità artistica e scientifica» - non di «Unione di banche» - e che permetterà di riprendere il dialogo tra Civiltà che in tante occasioni e per secoli ha evitato le guerre e ha consentito il vero progresso dell'uomo nel rispetto dei diritti universali.

D) Il futuro della distribuzione digitale dell'informazione, in particolare di quella scientifica e artistica.


Come avverrà la fruizione dei contenuti digitali nell'era dell'«On Demand»? E «come» si potrà promuovere la fruizione dei testi classici in un mondo ancora proiettato a promuovere e a spartirsi solo le «novità stagionali», e preoccupato di cancellare dalla memoria e dalla distribuzione ogni altro testo? Come si potrà stimolare gli editori e distributori digitali a ripubblicare e a distribuire i capolavori classici? Come si potrà aiutare il pubblico a selezionare la “qualità” nel mare indistinto dell'informazione digitale?
Occorre evidentemente un nuovo modo di erogare contenuti digitali, oltre l’appuntamento quotidiano o stagionale in base a palinsesti e cartelloni predefiniti, e persino oltre l'on demand, che mentre rende disponibili innumerevoli titoli non è in grado di promuoverne la conoscenza, offrendo un accesso per nomi, per lo più sconosciuti, o per riduttive classificazioni di genere.
E’ necessario, per il navigatore in rete e per il potenziale fruitore di contenuti digitali, un ausilio potente e reticolare che lo aiuti a compiere viaggi tra testi (di ogni tempo, luogo e forma espressiva) consentendogli di partire da ciò che già conosce per scoprire quello che non conosce ancora, alimentando la propria curiosità intellettiva ed espandendo i propri orizzonti conoscitivi.
Occorre cioè che i nuovi «strumenti» di studio siano correlabili e di conseguenza relazionati agli «oggetti» di studio offerti dalla distribuzione digitale online dei grandi distributori.
In questa prospettiva non basta predisporre complessi «database» (destinati a quei pochi che sanno già cosa cercare) ma occorre offrire, a chi non sa cosa cercare, la possibilità di acquisire strumenti di valutazione, comparazione, giudizio.
Occorrono soluzioni per rinnovare la biblioteca, la scuola, la casa, rendendole ambienti intelligenti in grado di interagire con gli utenti e di far crescere le loro aspettative; occorrono soluzioni a supporto di chi voglia fruire romanzi, film, musica, teatro etc, che lo aiutino anzitutto ad affinare gli strumenti per selezionare, valutare, ricercare la qualità nel mare dell’informazione - inquinato da tanto «trash» - e quindi a scoprire (o riscoprire) il valore dei classici.
Occorrono soluzioni anche per superare la pirateria digitale e l'utopia dell'informazione per tutti senza diritto d’autore; ma per far questo occorre prima scoprire il «valore dell’informazione sganciata dai supporti» e il «valore delle relazioni tra le informazioni», sempre che l’una e le altre ce l’abbiamo davvero.
La diffusione del sapere in forma di abbonamento, la possibilità di consultare, senza limitazioni, immensi giacimenti di contenuti digitali in continua crescita, sempre accessibili via «cloud» da qualunque «dispositivo» e senza necessità di «scaricarli», avvicinerà presto l’«erogazione delle informazioni» a quella dell’energia o dell’acqua, senza peraltro neppure contabilizzarne il consumo. Possiamo già prevedere che molto presto, anche nel nostro paese, con una spesa mensile equivalente a quella di una serata al cinema e in pizzeria, si potrà avere accesso a quanti film, spettacoli teatrali, libri e album musicali si voglia. E’ una prospettiva già da tempo adottata dal mercato musicale (l’offerta di Spotify ha quasi annullato non solo la vendita dei cd fisici ma anche lo scaricamento del singolo disco o brano digitale dagli «store online»), seguita poi da quello cinematografico e televisivo (Netflix è passato, da spedire dvd a domicilio, ad offrire accesso da casa, senza limiti, al proprio immenso archivio, rendendolo tutto disponibile in streaming video) e ora anche da quello librario, nonostante le ultime resistenze di quegli editori restii a rinunciare ai più lauti guadagni derivanti dalla distribuzione analogica («Amazon Unlimited», ad esempio, è un’offerta di accesso, su cloud, a quasi tutto il catalogo disponibile in formato Kindle).
In questo nuovo sconvolgente scenario acquisterà sempre più rilievo il problema di «come» aiutare i potenziali lettori/fruitori a scegliere, selezionare, discernere nel mare delle offerte note e in quello ancor più vasto di quelle ignote, non soltanto facendo leva su «interessi preesistenti» ma anche promuovendo «nuovi interessi», «educando il gusto», e facendo scoprire, dietro la piccola «vetrina delle novità» promosse dai mass media e contese dai distributori di contenuti, quell’immenso mondo del «passato che non invecchia», in cui possono essere scoperti, riscoperti e apprezzati i grandi capolavori classici.
Tenendo conto di tutto questo, noi proponiamo di investire su un nuovo modo di distribuire contenuti digitali - soprattutto quelli che possono sopravvivere alle mode stagionali - collegando ai «prodotti da fruire» gli «strumenti più adeguati per fruirli», per confrontarli, valutarli e selezionarli. In questo modo i potenziali fruitori, soprattutto in ambito educational, anziché rimanere basiti di fronte al mare dell'offerta indistinta di informazione digitale, potranno disporre di un valido aiuto per trarre benefici dall’inarrestabile fenomeno dell’«On-Demand».
La falsa alternativa tra rimanere imprigionati in uno «stagno» che restringa il mare dell’informazione alle sole offerte prestabilite dalla divulgazione, dal marketing e dalla propaganda, o invece trovarsi abbandonati in «mare aperto» senza sapere dove andare, nasconde la possibilità di avere a disposizione una «bussola» per «orientarsi» tra le possibili rotte, per godere del piacere di «viaggiare» senza meta prefissata, raccogliendo «stimoli» ad avventurarsi in nuove scoperte senza paura di «perdersi». Il fruitore di domani avrà la possibilità di scegliere se continuare ad essere «turista» nel mare dell’informazione digitale, ricercando solo cose che già conosce magari appena camuffate da qualcos’altro per illudersi di non rimanere fermo; oppure diventare un «viaggiatore» privo della preoccupazione di tornare subito indietro - alle vecchie abitudini - una volta raggiunta una meta prefissata, e pronto a disfarsi del desiderio di ritrovare - in finte novità - quello che già conosce.
Persino chi, tra i tanti fruitori ancora legati al mondo analogico, abbia difficoltà ad abbandonare il vecchio modello della televisione generalista o di settore, basata su un palinsesto di prodotti selezionati per una fruizione, di massa o di nicchia, ad orari prestabiliti e in modalità prefissate, potrebbe trovare interessante disporre di ausili per avventurarsi nel mare aperto dell’informazione digitale, e godere così del piacere di incuriosirsi, di fare impreviste scoperte e di nutrire nuovi inattesi interessi. 
Questa nuova modalità, di distribuzione e insieme di valorizzazione dei contenuti digitali, permetterà di creare partnership con i grandi distributori di contenuti digitali (Amazon, Google, Apple etc). Essi potranno sollecitare gli editori tradizionali a convertire in «digitale» tutti i capolavori classici e a offrirli «online» per godere della promozione indiretta da parte dei nuovi Sistemi di Studio Reticolari che noi intendiamo creare e insegnare a creare (indicati nel punto A). I «viaggi intertestuali», sollecitati dagli innovativi Sistemi E-Learning in forma Reticolare, conterranno infatti «link» a ogni «risorsa documentale» classica resa disponibile per la fruizione online da parte dei distributori digitali.
Questo processo permetterà di raggiungere, con il tempo, la soluzione ideale: che siano gli stessi grandi distributori online di contenuti digitali a finanziare la realizzazione e quindi la distribuzione, complementare e gratuita, di strumenti di studio per il mondo educational, adeguati a promuovere, indirettamente, la qualità dei testi artistici da loro stessi distribuiti; quei testi che abbiano raggiunto lo statuto di «classici» e che rischierebbero di accumularsi nei loro magazzini, dopo le novità, ignorati e non riproposti a causa della scarsa fiducia dei medesimi editori e distributori nella longevità dei titoli messi in commercio.

Riassumendo, possiamo sintetizzare in uno schema i rapporti tra questi quattro punti:

Occorre creare nuovi sistemi di studio, ma anche formare nuovi umanisti che possano collaborare a creare i sistemi di studio.
I sistemi di studio valorizzano le risorse del nostro patrimonio artistico ma anche attingono da esse per ricreare le botteghe umanistiche in forma virtuale e trasformare i capolavori artistici in sistemi di studio delle competenze insite in essi.
Attraverso lo sviluppo dei nuovi sistemi di studio e la valorizzazione del patrimonio artistico si può supportare l’on demand, promuovendo indirettamente i titoli classici distribuiti.